In un mondo in emancipazione e profonda consapevolezza non si può far a meno di considerare il linguaggio come uno strumento da perfezionare in base alle esigenze socio-culturali attuali. Ecco come con un semplice simbolo dell’alfabeto fonetico internazionale è possibile scardinare secoli di preminenza linguistica maschile.
In Italia nell’ultimo periodo è riemerso il dibattito linguistico inerente all’uso costante del genere maschile insito nella natura della lingua italiana. Radicato in un antico contesto socio-culturale basato sul patriarcato, l’italiano è un idioma caratterizzato dalla quasi assenza di un genere neutro che si converte nell’uso forzato del maschile. Ad esempio, nella lingua inglese, grazie alla presenza di un vocabolario più ampio e una grammatica differente, la comunicazione è possibile anche senza indicare il genere dell’interlocutore. Ed è forse anche per questo che è dall’Inglese che deriva lo schwa, ossia il grafema adoperato negli ultimi tempi per promuovere un nuovo linguaggio inclusivo.
Schwa – ǝ – il fonema neutro
Lo Schwa è una vocale dell’Alfabeto Fonetico Internazionale con una pronuncia neutra. Conosciuta per il suo caratteristico simbolo, ossia nient’altro che una e capovolta ǝ, questo fonema è soprattutto utilizzato in lingue straniere come l’inglese. Il suono in Italia è conosciuto in particolare per il dialetto napoletano. Ad esempio, esso compare in espressioni come jammǝ bellǝ, intercalare che può avere diversi significati a seconda dell’intonazione o fujǝ, scappa.
Il fonema ǝ ha un’origine insolita. Le prime testimonianze risalgono al Medioevo attraverso degli scritti in ebraico. Eppure, nel concreto l’etimologia è ancora sconosciuta. Ad oggi è noto solo che schwa sia la denominazione utilizzata per indicare in ebraico antico le vocali impercettibili o assenti. Solo nel 1800 lo shwa fu adoperato per indicare la e intermedia neutra. Linguisti europei infine optarono per l’inserimento di questo segno nell’ International Phonetic Alphabet.
Il linguaggio che include
Da qualche tempo, sia per una presenza sempre maggiore della donna nei ruoli di rilievo della società sia per una presa di coscienza molto più ampia che riguarda anche la comunità LGBTQ+, sono sorti dibattiti sulla lingua italiana e la sua struttura. In particolare, il fulcro del discorso si è focalizzato sull’utilizzo del genere maschile per riferirsi ad una moltitudine diversificata o a singoli di altro genere.
La questione è sorta con la pubblicazione di articoli e con la presenza sui social media di testi o enunciati in cui lo Schwa sostituisce la desinenza per il maschile. In pratica, questa vocale dal suono indefinito ha preso piede tra le nuove generazioni e coloro che credono in un cambiamento sistematico della lingua italiana. E ad oggi, l’uso di questa soluzione sembra divagare e piacere più di quanto si potesse credere.
Il dibattito tra lingua e genere: il cambiamento
L’Italia subisce da secoli il forte influsso di notevoli forze tradizionaliste. Questo ne pregiudica il libero e normale processo di sviluppo. Infatti, è ancorata legata a radici patriarcali e ad una realtà che affronta il cambiamento come una minaccia. Ed è così che il bel paese potrebbe disdegnare anche questa innovativa soluzione linguistica. Eppure, la lingua è un’entità astratta in costante mutamento e neanche i più nostalgici potranno evitare questo decorso naturale.
Una determinata lingua non è altro che una proiezione dello spettro di una data società. Il nuovo può migliorare aspetti linguistici legati al passato e che in nessun altro modo potrebbero cambiare. Ecco, quindi, che l’idea di un singolo può partorire una grande rivoluzione. E chissà se in un giorno non così lontano si potrà adoperare lo schwa in un testo di rilievo e assistere ad una cristallizzazione di questa vocale nella lingua italiana.